Frequenza

Versione corta, non ufficiale
Sarò brutale.
Se vi state chiedendo se vi “conviene” frequentare uno dei miei corsi (per i quali non sia obbligatoria la presenza), la risposta è probabilmente negativa. E lo stesso vale per la scelta di un mio corso per il quale la frequenza sia obbligatoria.
Chiedetevi invece se vi interessa l’oggetto del corso, se avete intenzione di frequentare con continuità, e se vi possono stimolare lezioni nelle quali sarete chiamati a discutere con me, e tra di voi.
Se sono tre sì, o se siete curiosi di scoprirlo, vi aspetto.
Vi chiederò di impegnarvi, ma cercherò anche di costruire un ambiente sereno in cui possiate esprimervi al meglio. Il mio modello è questo: CLIP (fino a 1:10). O forse era questo: CLIP (fino a 2:44, ma potete guardarlo anche prima e dopo).
Dovrete partecipare attivamente: l’obiettivo non sarà quello di mettersi in mostra (peggio ancora: a scapito dei vostri compagni), ma quello di contribuire alla riuscita del corso nell’ambito di un gruppo affiatato. Vige un principio di collaborazione, e non di competizione.

Versione lunga, ragionevolmente ufficiale
La frequenza alle lezioni presuppone volontà di impegnarsi e desiderio di interagire con docente e compagni.
Sono considerati “frequentanti“ gli studenti che, oltre a non avere oltrepassato il limite di assenze stabilito, partecipano attivamente e con continuità al corso o laboratorio. La semplice “presenza fisica” non è sufficiente.
In questo senso, i frequentanti sono tenuti a leggere i materiali indicati prima delle relative lezioni, ai fini della discussione in aula, e possono essere invitati a preparare interventi programmati. Il programma di esame verterà principalmente su quanto trattato a lezione e sui materiali presentati e/o discussi. La valutazione finale terrà conto della partecipazione attiva e continuativa.
Al di là del limite di assenze stabilito, e sapendo che imprevisti possono accadere, si consiglia di partecipare a tutte le lezioni. Se avrete sovrapposizioni con altri corsi, dovrete fare una scelta.
Per i corsi in cui la frequenza non è obbligatoria, i non frequentanti, cui sono assimilati coloro che hanno assistito alle lezioni senza parteciparvi attivamente, sono tenuti a studiare i materiali indicati nel programma specifico per non frequentanti, sui quali verterà l’esame.
Quindi? Frequentare o non frequentare? Scegliere un mio corso o no? Soggettivo, ma ecco alcuni spunti che vi potranno aiutare a decidere.
Buone ragioni per frequentare (non devono esserci tutte …)
– la materia mi interessa
– le lezioni sono stimolanti
– mi sembra di imparare di più o con maggiore facilità
– l’interazione in classe è piacevole e/o mi aiuta a migliorare nell’interagire con altre persone
– desidero mettermi alla prova affrontando un metodo didattico diverso
– il docente è fantastico (la mia preferita)
Cattive ragioni per frequentare
– c’è un minore carico di lavoro (sarà un carico diverso, non necessariamente minore)
– non mi impegnerò, ma mi serve per farmi “vedere” (e io vedrò con continuità qualcuno che non si impegna)
– avrò comunque una valutazione più alta (non sono certo che accada, anzi, ma eventualmente la valutazione più alta deriva dall’impegno e dal risultato, non dalla semplice presenza)
– lo frequenta qualcuno che conosco (vi potete vedere prima o dopo)
Una ragione che può essere buona o cattiva, ma non dovrebbe essere l’unica
– la valutazione non deriva solo dall’esame finale, che può avere, anzi, un rilievo marginale (ne parleremo a lezione, ma ciò presuppone, appunto, un impegno attivo e continuo)

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